Leydy Pech, l’apicoltrice messicana che ha fermato la Monsanto
Ha 55 anni ed è tra le vincitrici del prestigioso Goldman prize 2020. Grazie al suo impegno, insieme alla comunità locale di origine Maya, la Corte Suprema messicana ha sospeso la piantagione di soia geneticamente modificata e Roundup ready nello Yucatán, che avrebbe contaminato la produzione di miele, dalla quale dipendono 25.000 famiglie
Il Goldman Environmental Prize è uno dei più importanti riconoscimenti al mondo che viene assegnato ogni anno agli attivisti che si sono distinti nella lotta per la tutela dell’ambiente. Fu fondato nel 1989 dai filantropi Richard e Rhoda Goldman di San Francisco e nell’ultima edizione, poche settimane fa, ha premiato sei attivisti provenienti da Messico, Ecuador, Bahamas, Ghana, Myanmar e Francia. In particolare ci ha colpito la storia dell’apicultrice messicana Leydy Pech che con il suo impegno è riuscita a sconfiggere gli interessi della multinazionale Monsanto, oggi Bayer. Questa la storia.
Il miele dei Maya
Leydy Pech, 55 anni, vive nello Stato di Campeche nella penisola messicana dello Yucatan, sede dell’antica cultura Maya. Lì più di 25.000 famiglie Maya dipendono, per il loro sostentamento, dalla produzione di miele. Il Messico, infatti, è il sesto produttore al mondo di miele e il 40% della produzione proviene proprio dalla penisola dello Yucatán. Questa è un’area ricca di foreste pluviali che però, negli ultimi anni, con lo sviluppo dell’agricoltura industriale, ha subito la triste sorte della deforestazione. Il solo Stato di Campeche ha perso quasi 94.000 acri di foresta, più di 38 mila ettari, raggiungendo il primato del più alto tasso di deforestazione di tutto il Messico.
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Soia d’assalto
Nel Duemila, la Monsanto iniziò a coltivare in Messico piccoli appezzamenti sperimentali di soia geneticamente modificata. Nel 2010 questi progetti furono definiti dal governo messicano come “progetti pilota”. La soia Ogm usata dalla Monsanto era nota come “Roundup Ready”, in riferimento alla tolleranza genetica programmata della pianta ad alte dosi di Roundup, il noto erbicida della Monsanto a base di glifosato. Nel 2012, il governo messicano concesse alla Monsanto i permessi per piantare semi di soia Ogm in sette stati messicani, tra cui il Campeche e lo Yucatán.
Per Leydy Pech e per gli altri apicoltori della zona fu subito evidente che le colture Ogm stavano contaminando il miele locale, minacciando l’approvvigionamento alimentare, l’ambiente e il sostentamento delle comunità Maya. Nel giugno 2012, in risposta alla piantagione di soia della Monsanto, Leydy Pech riunì apicoltori, Organizzazioni non governative e ambientalisti in una coalizione che guidò in una causa contro il Governo messicano per fermare le piantagioni Ogm. Il loro caso si basava sul fatto che né il governo né la Monsanto avevano consultato le comunità indigene prima di approvare i permessi, in violazione della Costituzione messicana e della Convenzione 169 dell’Organizzazione internazionale del lavoro.
Contemporaneamente Leydy Pech contattò le istituzioni accademiche per documentare gli impatti della coltivazione di soia Ogm sul miele, sull’ambiente e sulle persone. Gli studi confermarono che il polline di soia ogm era presente nella produzione del miele. Ma i ricercatori messicani, insieme al Programma di sviluppo delle Nazioni Unite, tracciarono anche gli impatti del glifosato, trovando tracce dell’erbicida nell’acqua della città di Hopelchén e nelle urine dei suoi residenti.
Mobilitazione locale
Con questi dati, Leydy Pech e il suo collettivo, hanno avviato una campagna di sensibilizzazione e di educazione alle comunità locali e ai funzionari governativi sugli impatti negativi della produzione di soia Ogm. Hanno organizzato una serie di seminari per lo scambio di informazioni e ricerche, hanno lanciato petizioni e organizzato proteste in tutta la penisola dello Yucatán. Nel novembre 2015, in risposta alla causa della coalizione, la Corte Suprema del Messico ha stabilito all’unanimità che il governo ha l’obbligo di consultare le comunità indigene prima di piantare semi di soia Ogm. La sentenza ha effettivamente annullato i permessi della Monsanto e proibito la piantagione di soia geneticamente modificata nello stato di Campeche e nello Yucatán. E, nel settembre 2017 il Servizio alimentare e agricolo del Messico ha revocato il permesso alla Monsanto di coltivare semi di soia Ogm in ben sette stati. Con questa decisione il governo messicano, per la prima volta, ha intrapreso un’azione ufficiale per proteggere le comunità e l’ambiente dalle colture Ogm.
In occasione del conferimento del premio John Goldman, Presidente della Goldman Environmental Foundation ha affermato: «Questi sei campioni ambientali riflettono il potente impatto che una persona può avere su molti. Nel mondo di oggi, assistiamo agli effetti di uno squilibrio con la natura: una pandemia globale, cambiamenti climatici, incendi, ingiustizie ambientali che colpiscono coloro che sono più a rischio». E ancora:
«Anche di fronte agli attacchi e alla distruzione del nostro mondo naturale, ci sono innumerevoli individui e comunità che combattono ogni giorno per proteggere il nostro pianeta. Questi sono sei di quegli eroi ambientali e meritano l’onore e il riconoscimento che il Premio offre loro per aver preso posizione, rischiato la loro vita e il loro sostentamento e averci ispirato a un progresso ambientale reale e duraturo».
Gli altri premiati
Chibeze Ezekiel, ministro dell’Ambiente del Ghana che ha annullato la costruzione di una centrale a carbone da 700 megawatt (MW) e del porto adiacente per importare carbone.
Kristal Ambrose, che ha convinto il governo delle Bahamas a vietare i sacchetti di plastica monouso, le posate di plastica, le cannucce e i contenitori e i bicchieri di polistirolo.
Lucie Pinson, che con il suo impegno ha spinto le tre maggiori banche francesi e alcune compagnie di assicurazione a eliminare i finanziamenti per nuovi progetti sul carbone.
Nemonte Nenquimo, che in Equador ha guidato una campagna indigena e un’azione legale per proteggere dall’estrazione di petrolio 500.000 acri di foresta pluviale amazzonica.
Paul Sein Twa, che ha guidato il suo popolo nella creazione di un parco per tutelare la biodiversità di 1,35 milioni di acri nel Bacino del fiume Salween in Myanmar.
Scrive per noi
- Analista, facilitatrice, comunicatrice e ambientalista. Laureata in economia a Firenze con master in Ambiente alla Scuola Sant’Anna di Pisa, svolge l’attività di consulenza dal 2000. È tra le fondatrici, nel 2008 di Contesti e Cambiamenti. Organizzazione, comunicazione e partecipazione le sue aree di intervento. È curatrice di BiodinamicaNews, la newsletter dell’Associazione per l’agricoltura biodinamica.
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